Per noi Veneziani l’unico modo di conoscere la Venezia di inizio ‘900 era chiedere ai nostri nonni o affidarci ai racconti tramandati dai nostri avi.
Abbiamo ascoltato dei racconti della vita veneziana antecedente all’arrivo
dell’industrializzazione quando il trasporto di carbone e altre merci avveniva tramite barche a remi, tramite i loro racconti siamo venuti a scoprire di una Venezia attiva, lavoratrice e abbiamo scoperto dove c’erano gli artigiani o dove si trovavano delle industrie medio piccole tra le calli e ci hanno tramandato degli aneddoti.


Abbiamo conosciuto quella Venezia dalle immagini di inizio secolo con il Canal Grande in cui transitano poche barche, oppure il Bacino di San Marco senza onde o di un canale della Giudecca in cui si poteva tranquillamente fare canottaggio, ma anche di eventi sportivi come la Coppa Byron che prevedeva un percorso a nuoto dal Lido alla stazione dei treni di Santa Lucia.
Per noi quelle erano le immagini di una Venezia mitica che fu e che mai più sarà, infatti vedendo la città piena di turisti e i canali interni ed esterni alla città invasi da barche a motore, ci sembrava impossibile immaginare una città diversa.
“Oggi però è diverso.”

A causa della pandemia possiamo vedere con i nostri occhi l’acqua resa trasparente dalla mancanza di sollevamento dei sedimenti e capire cosa intendevano i nostri vecchi quando ci parlavano di come pescavano i gamberetti lungo le rive dei canali o del silenzio che si viveva a Venezia senza il frastuono della “modernità” (come indicavano tram e bus e le prime automobili).
La natura, infatti, si sta riprendendo gli spazi che le avevamo sottratto e noi possiamo ammirare il suono della miriade di uccelli che prima venivano sommersi dal trambusto.
Possiamo finalmente respirare a pieni polmoni, in quanto il traffico delle barche a motore è ridotto al minimo e quindi anche l’inquinamento causato dai combustibili fossili.


Il bacino di San Marco ora ha l’acqua piatta, di solito ha onde di circa 2 metri, e ora se un cormorano si alza in volo sul Canal Grande si formano le uniche onde visibili dal momento che i vaporetti sono pochi e non ci sono taxi. Venezia è tornata poetica, quasi onirica.
Le calli sono deserte e solo pochi Veneziani transitano in quella che è Venezia sotto il covid-19.
Ora possiamo permetterci immaginare cosa potrebbe essere Venezia con un flusso turistico più controllato e con meno moto ondoso.
Sarebbe bello immaginare di vivere nella prima città italiana che ha detto addio ai combustibili fossili, del resto non sono solo le nuove generazioni a chiederlo, ma la Natura stessa.
Questo è un argomento spinoso,ma basterebbe aggirarsi per i canali veneziani lentamente con una barca a remi e quindi a pelo d’acqua per rendersi conto della reale situazione in cui versa Venezia. Crolli di muri o crepe paurose si celano appena sotto il livello dell’acqua al momento dell’alta marea, ma quando la marea cala tutto viene alla luce e basta poco
per vedere che Venezia si sgretola.
Da sempre esistono le barche a Venezia e le onde che impattano sui muri e sulle sponde delle barene, però a Venezia per circa 1000 anni si transitava con barche dal fondo piatto e spinte a remi, negli ultimi 50 anni invece le barche hanno una carena, per poter acquisire maggiore velocità, e motori sempre più potenti che producono maggiori vibrazioni che si insinuano tra i muri e sbriciolano mattoni vecchi di secoli.
La situazione di Venezia è precipitata, crolli e cedimenti sono all’ordine del giorno, le fondamenta mostrano i segni di scalfiture e danneggiamenti più o meno profondi. La manutenzione ordinaria non si fa più e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Se vogliamo far vedere le bellezze di Venezia e della sua laguna ai nostri figli e nipoti dobbiamo agire subito, altrimenti i loro occhi vedranno solo rovine al posto della città e una immensa baia al posto della laguna. Dobbiamo pensare che questa città ci venne consegnata dai nostri avi che la costruirono con il sudore delle loro fronti a costo di immensi sacrifici e noi non possiamo lasciare che si sgretoli sotto i nostri occhi.
É fondamentale che noi ripensiamo al nostro sistema di sviluppo e riscopriamo i valori che hanno guidato le generazioni precedenti. Se siamo predatori senza scrupoli, dietro di noi lasceremo il deserto, ma se agissimo con una prospettiva più lungimirante anche le prossime generazioni potranno godere della bellezza di Venezia.


“É giunto il momento di riconsiderare le basi dell’economia, di considerare uno sviluppo eco-sostenibile capace di creare benessere sia per l’umanità che per l’ambiente.”
Dovremo rivedere molte cose del nostro modo di consumo del mondo, come la mobilità personale in quanto essa è responsabile di una ingente quantità di emissioni di gas nocivi se avviene tramite motori a combustibili fossili. A molti sembrerà di perdere molto, ma mi auguro che possano capire questo a cosa ci porterà, ma soprattutto che capiscono quali saranno le conseguenza se non lo faranno.
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