Skip links

Inverno a Venezia ovvero i celti tra le calli

By Giovanni Da Lozzo

In ogni parte del mondo l’inverno porta tradizioni che partono dal passato, nei dintorni di Venezia alcune di esse hanno radici che affondano in un passato da ben prima della romanizzazione, ovvero da quando l’area in cui sorge Venezia era abitata dai Veneti, una popolazione indoeuropea stanziatasi nel II millenni a.C. nell’area che oggi chiamiamo appunto Veneto.

La storia di Venezia ha più intrecci di un piatto di spaghetti, é quasi impossibile capire l’esatta posizione di ogni singolo spaghetto, ma tutti alla fine si attorcigliano intorno alla forchetta. Se si sa come farlo, però! Così sono gli intrecci che hanno creato Venezia: ovvero tutti i popoli e le culture del mediterraneo e d’Europa.

Questo vale per la maggior parte delle regioni che compongono la vecchia Europa, e Venezia non è da meno.

Grazie a noi guide di Venice Kayak potrete però addentrarvi nella storia di Venezia e del suo territorio, e vi racconteremo di come certe tradizioni sono giunte fino a noi.

Quando si pensa a Venezia l’ultima cosa che ci può venire in mente é di legarla ai Celti, invece no. Naturalmente Venezia venne creata ben dopo la definitiva sconfitta dei Celti da parte Caio Giulio Cesare.
Ovviamente sono solo tracce, come tratti somatici o tradizioni. E sarà di una di queste quella di cui vi parleremo: la festa del Pan e vin altrimenti chiamata: “brusar la vecia”.

Ma cosa si indica con il termine pan e vin?

L’origine di questa festa deriva dai riti propiziatori per un buon raccolto.
Fin dal periodo pre cristiano era in uso infatti bruciare sterpaglie cercando di compiacere gli dei e chiedendo loro di liberare i campi dalle infestazioni, i Celti usavano bruciare un fantoccio, con le sembianza di una vecchia, che rappresentava l’anno passato. Si accedeva la pira al Solstizio d’Inverno e dalla direzione delle faville si capiva come sarebbe andato il raccolto, mentre i contadini danzavano intonando dei canti e delle preghiere.

Il cristianesimo, vista l’impossibilità di cancellare questa tradizione, tentò di modificarla. Pertanto il significato dei falò prima dedicati alle divinità della terra e del bestiame, divennero poi i fuochi che rischiararono il percorso fatto dai Re Magi per raggiungere la Terra Santa.

Il rituale è pressoché rimasto invariato anche se la tradizionale pira (alla cui sommità si pone la statua in legno e sterpaglie di una vecchia, e le si dà fuoco), non si brucia a ridosso del solstizio d’inverno, ma verso l’Epifania e i fumi provocati dalla combustione spesso ammorbano l’aria anche di Venezia.

“Passeggiando tra le calli, o andandoci in kayak, si respira l’aria che sa delle combustioni delle pire, ma non solo, anche del vin Brulè e della “pinsa” un dolce tipico di questa festa e fatto con ingredienti poveri.”

Se volete provare a farla a casa vostra seguite questa ricetta, ma non esitate ad apportare delle modifiche perché solo modificando ciò che abbiamo possiamo creare una nuova tradizione.

Ma ora ai fornelli:

La Pinsa ricetta tradizionale Veneta

Ingredienti:

• 200 g di farina gialla da polenta
• 150 g di farina bianca di frumento
• 100 g di zucchero
• 100 g di burro
• ½ bustina di lievito
• 0,7 dl di latte
• 60 g di uvetta
• 20 g di pinoli
• 60 g di fichi secchi
• semi di finocchio
• grappa
• sale

Preparazione:

In un paiolo portare ad ebollizione il latte con l’aggiunta di 5 dl di acqua e il sale. Mescolare le farine e appena il latte e l’acqua cominceranno a bollire versarle nel liquido a pioggia poco alla volta sbattendo di continuo con una frusta per evitare che si formino dei grumi. Poi continuare la cottura della polenta rivoltandola con un mestolo. Toglierla dal fuoco dopo circa 30 minuti di cottura. Unire alla polenta lo zucchero, l’uvetta e i fichi secchi tenuti a macerare nella grappa, i pinoli, i semi di finocchio, un pizzico di cannella, il lievito. Incorporare il tutto molto bene. Versare il composto in una tortiera imburrata. Informare per 40 minuti a temperatura moderata (180°) fino a quando si formerà sulla superficie una crosta dorata.

Da accompagnare con il vin brûlé seguendo la ricetta che più si avvicina ai vostri gusti

0 Shares
Share via
Copy link
Powered by Social Snap